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giovedì 29 aprile 2010

Unanimità, basterà?

Dopo 2 rinvii negli ultimi 2 Consigli Comunali, ieri sera è stato votato l’ordine del giorno che avevamo presentato per difendere la gestione pubblica dell’acqua senza che si debba correre il rischio che diventi oggetto di speculazione da parte di qualcuno. Abbiamo concordato alcune piccole correzioni espressive ma nella sostanza il principio è stato riconosciuto e c’è stata una votazione unanime a favore dell’approvazione. Ovviamente questo non significa nulla dal punto di vista pratico ma è sicuramente un buon punto di partenza per i passi successivi che si dovranno fare per spingere il parlamento a modificare il decreto Ronchi.


Personalmente io ritengo che ancora manchi il coraggio di affermare che anche la gestione, e non solo la proprietà, dell'acqua deve rimanere sotto stretto controllo pubblico, con società pubbliche. Io ritengo che in nessun caso sia opportuno affidare dei servizi pubblici che di fatto sono dei veri e propri monopoli (acqua, rifiuti, autostrade, reti telefoniche ecc.) a dei soggetti privati che per loro natura ne sfruttano la posizione di vantaggio strategico per trarne profitto a scapito degli utenti che si trovano poi sistematicamente nella condizione di subirne gli aumenti tariffari senza vedere migliorare la qualità dei servizi. Seppur con limiti e difetti gli enti pubblici non devono abdicare la loro funzione di erogatori di servizi in modo efficiente ed economico.

Di seguito pubblico il testo dell’ordine del giorno approvato all’unanimità:

PREMESSO



Che l’acqua è fonte di vita e costituisce pertanto un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti e non può essere proprietà di nessuno;

Che il parlamento italiano Giovedì 19 novembre 2009 ha approvato la conversione in legge del DL 25 settembre 2009, n. 135 "Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee”;

Che questa norma prevede che il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria a favore di imprenditori o di società mediante procedure competitive ad evidenza pubblica;

Che questo provvedimento apre di fatto la strada all’affidamento esclusivo ai privati della gestione del servizio idrico facendo diventare l’acqua un business e non un bene primario da garantire alle popolazioni;

Che il Parlamento Europeo ha preso posizione a favore del riconoscimento dell'acqua come diritto umano e bene comune;

Che la privatizzazione del servizio, se non altro per il semplice motivo che i privati gestiscono un servizio per ottenere legittimamente un profitto, rischia di portare agli utenti un ulteriore aggravio dei costi e delle bollette.



CONSIDERATA

La peculiarità economica, sociale, ambientale e geomorfologica della provincia del Vco e in particolare la sua specificità montana;



Il consiglio comunale di Gravellona Toce



Esprime preoccupazione per le recenti legiferazioni in materia e le possibili implicazioni economiche e sociali per il territorio e i cittadini.

Sancisce con forza il principio della proprietà pubblica delle acque, siano esse superficiali o sotterranee, anche se non estratte dal sottosuolo, in quanto costituiscono una risorsa da utilizzare secondo criteri di solidarietà, e che la gestione del servizio idrico integrato non debba mai essere sottoposto all’obbligo di affidamento a società privatistiche;

Si impegna a promuovere nel proprio territorio una Cultura di salvaguardia della risorsa idrica e di iniziativa per il mantenimento sotto controllo pubblico del Servizio Idrico Integrato nel territorio di propria pertinenza anche attraverso azioni di informazione alla cittadinanza.

Chiede alla Provincia del Verbano Cusio Ossola di adoperarsi in tutte le sedi per perseguire la soluzione di un affidamento in deroga ai sensi dell’art. 15 comma 3 del decreto 135/09.

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