Powered By Blogger

giovedì 8 aprile 2010

SEMPRE LA SOLITA STORIA....LICENZIAMENTO.

Addio moka, il caffè si fa con la cialda
 
VINCENZO AMATO PIETRO BENACCHIO
OMEGNA (Verbania)La produzione della Moka express verrà spostata nei Paesi dell’Est. L’annuncio è stato dato ieri mattina poco prima delle 11 dai dirigenti di Bialetti Industrie, il gruppo nato dalla fusione tra la Alfonso Bialetti e la bresciana Rondine, saliti in azienda da Coccaglio per un incontro con sindacati e lavoratori che avrebbe dovuto avviare il confronto sul piano industriale che prevedeva una trentina di esuberi. Un doccia fredda, durata appena 4 minuti. Alcuni operai si sono messi a piangere alla relazione dei sindacalisti, poi hanno dato vita a presidi della fabbrica e si sono riuniti in assemblea permamente [...]

(fonte LA STAMPA, 08/04/2010)


«Nominata come al Grande Fratello»

C.V. 39 anni, madre di due figli di 10 e 7 anni, ricorda che l’apertura della crisi in Bialetti è stata in novembre, quando l’azienda ha comunicato che aveva problemi economici e che avrebbe dovuto iniziare una «manovra di alleggerimento del personale».
Da quel momento sono iniziate varie assemblee, ci sono stati incontri, fino alla «chiamata» di metà febbraio. «È stata un’agonia di diversi mesi - spiega C. -: si sapeva quanti, ma non chi e quando sarebbero scattati i licenziamenti».
C. è dal 1990 che è in Bialetti: prima a tempo pieno, dal 2002, quando ha avuto il secondo figlio, a part-time. «Che mi hanno negato fino a un minuto prima – ricorda -: poi, con gli esuberi di 7 anni fa, lo hanno dato a chiunque».
Il giorno del licenziamento è stata chiamata poco dopo le10 del mattino: «Il capo reparto mi ha messo la mano sulla spalla e lì ho capito che dovevo uscire dalla casa del Grande Fratello». Ride C., dice che la trasmissione non la guarda mai ma è per sdrammatizzare un po’. In realtà parla di una situazione vergognosa, di umiliazione: «Non è possibile chiamare le persone, portarle in ufficio una a una, farle attraversare tutto il reparto. attraversare tutto il reparto. Se proprio si doveva fare, non era meglio spedire una lettera a casa?». Le carte non le ha firmate, gli ha fatto spedire la raccomandata, poi è uscita dall’ufficio, è andata dal caporeparto, gli ha detto che quel giorno non avrebbe più lavorato ed è andata a chiacchierare in giro. Già, C. ha buone relazioni in fabbrica. Conosce colleghi e colleghe da oltre 20 anni, con alcune ha stretto legami di amicizia. «Ci conoscevamo da una vita, eravamo una famiglia - afferma -: è anche per questo che soffri: non solo per te, ma anche per gli altri». che per gli altri». E poi? E poi per anni ha fatto tanti sacrifici tra lavoro, asili nido, faccende domestiche, fino a quando le hanno dato «una pedata» e le hanno detto che non serviva più. C. dice che erano anni che si vedeva la cattiva gestione aziendale. Tempo persi, mala organizzazione, persone ferme per 15-20 minuti in attesa di una mansione e via dicendo. «In una delle assemblee degli ultimi mesi abbiamo anche dato la disponibilità a calare lo stipendio pur di salvare la situazione – afferma -, ma neanche questo andava bene. No, volevano proprio arrivare ai licenziamenti».

(fonte INSERTO SPECIALE BIALETTI di Coccaglio - a cura della FIOM BRESCIA)

2 commenti: