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martedì 19 aprile 2011

Il 12 giugno si vota lo stesso

Qualcuno lo spieghi.


La notizia di oggi è l’inversione di rotta del governo sulla questione nucleare: è stato presentato un emendamento con cui vengono abrogate le norme che erano state introdotte al fine di ritornare al nucleare. In apparenza è una buona notizia e come tutte le belle notizie vanno apprezzate, tuttavia ci poniamo un quesito:

considerata la convinzione con cui era stata difesa questa scelta risulta piuttosto inaspettato questa clamorosa inversione a U per cui qual è la motivazione di fondo?

Possiamo fare alcune ipotesi:

1. il governo si è lasciato prendere dall’onda emotiva causata dal terremoto in Giappone. Sensibili, emotivi.

2. Il professor Veronesi dopo qualche tempo con le scorie nucleari sul comodino ha cominciato a lamentare un leggero mal di testa. Ipocondriaci.

3. I sondaggi mostrano che la stragrande maggioranza della popolazione è oggi contraria al ritorno al nucleare. Opportunisti, paraculi.

4. Fanno finta di fermarsi e dopo le elezioni amministrative e referendarie invertono di nuovo la rotta. Strateghi, prestigiatori.

5. Allentano la tensione sul referendum facendolo credere inutile in modo che salti il quorum anche per gli altri due quesiti referendari. Maliziosi, furbi, disperati.

6. La somma algebrica di tutti i punti precedenti messi insieme. Inclusivi.

7. Il governo ha ascoltato autorevoli pareri di scienziati e economisti di tutto il mondo che gli hanno spiegato che tornare a questo genere di tecnologia nucleare sarebbe una follia senza alcun senso e pertanto ha umilmente quanto ragionevolmente deciso di fare un passo indietro. Illusi (noi a ipotizzarlo).

Intanto che il mondo politico si affretterà a dare le più stravaganti spiegazioni sul perché di questa scelta la nostra proposta è molto semplice. Il 12 giugno andiamo diligentemente ad esprimere il nostro voto per i 3 referendum (sarà la cassazione a dire se quello sul nucleare ci sarà o no e con quale testo) che finora sono stabiliti:

• SI per dire no al nucleare.

• SI per dire no alla privatizzazione dell’acqua.

• SI per dire no al legittimo impedimento.

Può darsi che coloro che hanno interessi personali, nel perseguire gli obiettivi che i referendum andrebbero a contrastare, non si stancheranno di continuare la loro lotta per tenere ben chiuse le mandibole sulla polpa che hanno addentato, ma ovviamente noi non ci stancheremo di trovare e usare tutti gli strumenti democratici per impedirglielo.

Mancano 53 giorni, prepariamoci.

3 commenti:

  1. ...qundi referendum nucleare boh, ma restano comunque gli altri. io ci vado. qualcuno vuole esprimersi?

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  2. sono sempre più convinto della necessità di andare a votare a questi referendum. Non c'è un momento più degno di questo per riaffermare quella volontà popolare troppo spesso calpestata

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  3. Prendo a prestito le parole di un grande:

    “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

    L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

    Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

    Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

    Antonio Gramsci
    11 febbraio 1917

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